Vietare le pubblicità di scommesse e giochi d’azzardo è una buona idea?

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In Australia il governo federale ha annunciato il via al divieto di annunci pubblicitari di giochi d'azzardo e scommesse durante tutte le trasmissioni sportive in diretta, tra le 5:00 e le 20:30, con decorrenza dal 30 marzo, in coincidenza con il secondo turno della stagione AFL e il quarto turno del NRL. Una mossa abbastanza ardita, della quale si discuteva da tempo, e che ha suscitato talmente tante polemiche che… alcuni canali televisivi a pagamento stanno ottenendo l’esenzione da tale divieto.

Ma per quale motivo si è scelto di vietare tali pubblicità? E ha davvero senso una simile iniziativa, tanto da poter essere replicata altrove?

Stando alle dichiarazioni dell’esecutivo, il divieto è volto a ridurre l'esposizione dei bambini agli annunci di scommesse, e si applicherà a partire da cinque minuti prima dell'inizio della partita, fino a cinque minuti dopo la conclusione.

Tuttavia, il nuovo codice di condotta, pubblicato dall'ASTRA (Associazione australiana televisione e radio), include anche una controversa esenzione per i c.d. “canali televisivi sportivi a basso pubblico”, tra cui rientrano anche alcuni big come ESPN, ESPN2 ed Eurosports. ASTRA ha sostenuto che questi canali fornivano “copertura di nicchia” di alcuni eventi all'estero, a un piccolo numero di fan molto fidelizzati, e sarebbero diventati non sostenibile se le entrate pubblicitarie fossero diminuite.

Insomma, il principio di tale esenzione è che alcuni canali ne avrebbero sofferto in modo sproporzionato, e considerato che sono pochi i bambini che li guardano, è stato deciso di predisporre un’esenzione ad hoc, concedendo il permesso di trasmettere annunci su giochi d'azzardo e scommesse ogni due ore durante i cosiddetti eventi sportivi più lunghi, come il tennis o il cricket.

Insomma, così come strutturato il divieto non solo sembra essere discutibile di per sé, ma rischia anche di creare profonde discriminazioni tra i vari canali. Le stesse associazioni degli utenti televisivi, se in parte hanno accolto con favore molti dei cambiamenti annunciati, in parte sono rimasti basiti per il diverso trattamento dei canali sportivi, dichiarandosi dunque abbastanza scontenti.
Rimane poi da chiarire quale potrà essere la reale utilità di una simile mossa, e se effettivamente possa essere giudicata talmente positiva da poter essere copiata anche altrove. A ben vedere, infatti, la maggior parte degli operatori, come NetBet, è già impegnata attivamente per poter sensibilizzare una incrementata consapevolezza nei giochi online e nelle scommesse, e un trattamento di questo tipo corre il rischio di allontanare l’utenza che effettivamente potrebbe essere interessata da questo business, con la giustificazione di proteggere i minori che, a ben vedere, non potranno comunque tecnicamente fruire delle piattaforme di betting online.


E voi che cosa ne pensate? Ritenete che questa forma di divieto possa servire? O che sia una iniziativa scarsamente produttiva di effetti positivi sotto il profilo sociale ed economico? E in Italia pensate che le forme di tutela per evitare degli abusi nel settore siano sufficientemente severe, o gradireste invece valutare una “stretta” normativa in alcuni frangenti?
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